Abbiamo chiesto ad alcuni specialisti e nostri collaboratori dell'Accademia di Belle Arti e Design - Poliarte il loro parere su alcuni temi di attualità per offrirvi un quadro generale e dei consigli utili per affrontare questo periodo di incertezza.
L'analisi della Dott.ssa Giulia Galassi, psicologa, psicoterapeuta sistemico familiare in formazione all’IPR di Rimini, docente e libera professionista con minori e gruppi, è coinvolta nelle associazioni di volontariato del territorio Senigalliese attraverso sportelli d’ascolto e progetti scolastici e collabora nelle attività promosse dall’IPSE di Ancona.
Era metà marzo quando si è notificata all’intera popolazione la chiusura delle scuole da parte dello Stato Italiano. Ragazzi e insegnanti hanno dovuto abbandonare le loro classi per entrare nell’ambiente virtuale della didattica a distanza. Non sono mancate le prime difficoltà: oltre ai programmi interrotti, ruotine stravolta, ci si è dovuti confrontare con un mondo nuovo più avvezzo ai “nativi” meno conosciuto invece per i cosiddetti “immigrati digitali”.
Nella didattica a distanza entrano in relazione fasce d’età diverse con competenze e sviluppo cognitivo differente: dal professore più o meno giovane, al bambino, all’adolescente al ragazzo avente di norma, una maturazione celebrale proporzionale alla fase del ciclo vitale in cui l’individuo si trova. Non è scontato porre l’attenzione proprio su quest’ultimo aspetto e riflettere sulle funzioni esecutive che, per la loro definitiva conformazione, occorrerà attendere la tarda adolescenza. Questi processi consentiranno all’allievo tutte le attività necessarie al raggiungimento di un obiettivo.
Cosa succede allora allo studente che non ha ancora terminato lo sviluppo di queste strutture corticali superiori?
E’ un interrogativo lasciato aperto che genitori e insegnati devono tener ben presente quando si parla di didattica a distanza. Non è facile per i bambini della scuola elementare e per quelli della scuola di primo grado inferiore, ancora immaturi dal punto di vista celebrare, far fronte a questa nuova modalità d’apprendimento dove occorre ancor più capacità di concentrazione, senso del controllo e selezione degli stimoli. Importante risulterà perciò riflettere sulle caratteristiche individuali di chi apprende, sulle sue esperienze personali e i suoi bisogni oltre che per gli insegnanti, far fronte alle modalità di gestione della situazione in modo diretto, intervenendo e definendo le modalità con cui far svolgere una certa attività. Ulteriore compito del docente sarà quello di far sperimentare all’allievo il senso di appartenenza anche quando “spazialmente” non si è vicini, oltre che promuovere lo spirito d’ aggregazione, socializzazione e collaborazione.
Tante risultano essere perciò le abilità da mettere in campo in questa fase cosi delicata dell’apprendimento a distanza ai tempi del Covid19.
L’Oms, nel 1992 aveva individuato le Life Skills, ovvero dieci competenze che mirano alla promozione del benessere indipendentemente dal contesto in cui si vive. Esse possono essere raggruppate in tre macro aree: cognitive, emotive e relazionali. Non essendo predisposizioni naturali dell’individuo è possibile potenziarle promuovendole anche nella famiglia o nel gruppo dei pari. Pensiamo in queste giornate dominate da incertezza e insicurezza, chiusi in casa, quanto sia importante per il bambino ma anche per l’adulto saper gestire le proprie emozioni, affrontare adattivamente lo stress, o mettere in campo la propria creatività come antidoto alla noia e alla paura. Allenarle e potenziarle può offrire un occasione agli individui per far fronte alle diverse sfide educative in un ambiente diverso da quello a cui si è abituati a pensare come luogo d’eccellenza dell’apprendimento, dove insegnanti e alunni possono sperimentarsi e mettersi in gioco contando sulle proprie abilità e sul sostegno reciproco.