Insieme alla Fondazione Margherita Hack abbiamo istituito la redazione "Intelligence of Things" su deAreté, il blog della comunicazione responsabile promosso da Nuvolaverde e dal Corso di laurea magistrale in Giornalismo, Cultura editoriale e Comunicazione multimediale dell'Università di Parma.
Ecco il nostro primo articolo
Nel 2019 il Guardian ha svelato che il personale Apple poteva ascoltare regolarmente i dettagli confidenziali delle richieste fatte a Siri mentre eseguiva i controlli di qualità dell’assistente vocale.
Ascoltare le richieste era parte integrante del procedimento di valutazione.
L’altoparlante intelligente Google Home di Google aveva presentato lo stesso problema: al momento dell’attivazione, deliberata o accidentale che fosse, l’assistente vocale iniziava a registrare i comandi, per poi essere ascoltati in revisione.
Anche il personale Amazon aveva accesso alle registrazioni raccolte da Alexa.
Le registrazioni che vengono controllate ed ascoltate sono solo una piccola percentuale, ma a volte possono essere davvero personali, o addirittura sufficienti per identificare chi sta parlando con nomi, cognomi o indirizzi.
Per risolvere questa notevole violazione di privacy, Google e Amazon permettono agli utenti di sottrarsi ad alcuni usi di queste registrazioni, o di cancellarle semplicemente dicendo “Ehi Google/Alexa, elimina la mia ultima conversazione”, mentre qualche giorno fa, alla Conferenza mondiale degli sviluppatori di Apple è stato dichiarato che, quando nuove versioni dei sistemi operativi della società saranno rilasciati, Siri processerà audio solo “su dispositivo”, ossia, le registrazioni delle domande non verranno caricate sui server Apple.
Aspettando tutele della privacy più precise e mirate per queste nuove tecnologie, possiamo controllare manualmente le impostazioni degli assistenti vocali di cui facciamo utilizzo per capire meglio i consensi che stiamo dando loro.
Per approfondire
Fonte: deAreté