Per l’energia green del futuro serve un nuovo Rinascimento

Marco Santarelli, esperto di energia e di reti, prospetta tendenze e urgenze per una transizione verso scelte green in materia energetico-ambientale

elastic energy

Il progetto ElasticEnergy prevede lo sfruttamento di un’energia green che non è visibile, ma è trasferibile da un punto all’altro mediante speciali antenne che fungono da accumulatori, ricevitori e trasmettitori, senza generare onde elettromagnetiche, Foto: Res on Network

«Quando si parla di energia servirebbe una sorta di rivoluzione di pensiero, al pari di quella cui si è assistito tra Medioevo e Rinascimento». Marco Santarelli è uno dei “visionari energetici” che racconteranno la propria idea alla decima Edizione del Festival dell’Energia. Direttore Scientifico dell’Istituto internazionale di ricerca e sviluppo ReS On Network, è associato per enti internazionali di ricerca, esperto in infrastrutture critiche ed energie del futuro, nonché divulgatore scientifico, tra l’altro coautore e ideatore, insieme a Margherita Hack, del format tv La Scienza in Valigia, autore di libri e pubblicazioni in materia di green economy, smart city e tanto altro ancora e anche titolare di vari brevetti in tema di diagnosi energetica, energia modulabile – Elasticenergy – spazi abitativi autosufficienti, minieolico… Insomma, un personaggio a tutto tondo in tema di sostenibilità ed energia. Che non risparmia critiche sulla visione specifica dell’Italia: «Manca un vero piano energetico: la Sen (Strategia Energetica Nazionale) non indica la vera via da intraprendere anche perché quando parliamo di energia dobbiamo parlare di scelte green, di un approccio alla questione a 360 gradi. La quota delle rinnovabili in Italia è pari al 32-33% solo perché ci aiuta molto l’idroelettrico, che è una forma di produzione energetica legata ancora a tempi antichi. Quindi ci siamo evoluti poco sotto forma di idee e di realizzazioni concrete. Per risolvere il problema energetico occorre un approccio seriamente strategico e globale».

Il progetto Elasticenergy può fornire una risposta concreta?

«Siamo partiti, per l’ideazione di questo progetto di energia modulabile senza fili, da fonti rinnovabili e ambientali, dalle sperimentazioni di Nikola Tesla condotte nel 1893 e portate avanti dal MIT di Boston. Vogliamo dimostrare che il modo in cui stiamo producendo energia green oggi potrebbe essere sufficiente per coprire le esigenze energetiche attuali. Come? Sfruttando un’energia che non è visibile, ma è trasferibile da un punto all’altro mediante speciali antenne che fungono da accumulatori, ricevitori e trasmettitori, il tutto senza generare onde elettromagnetiche.

C’è anche un progetto che potrebbe vedere riconvertite in maniera green le trivelle petrolifere…

Il progetto Re-Triv, partito nel Basso Adriatico, intende invece sfruttare le trivelle petrolifere, ormai inutilizzate e lasciate sul posto a causa degli elevati costi di smantellamento. La nostra proposta è di trasformarle in hub, centri di smistamento dove posizioneremo attorno delle boe rivestite da una speciale vernice fotovoltaica che, attraverso il moto ondoso riescono ad accumulare energia pulita e ridarla alla piattaforma che a sua volta trasmette un segnale, ogni 500 metri, di potenza variabile da 1 a 3 kW convertendola poi in energia pulita utile. Per ora mancano giusto alcune autorizzazioni e alcuni fondi, ma il progetto è pienamente realizzabile, non è un’utopia. Un’idea che prenderà piede e che verrà replicata in Italia e all’estero, presumibilmente al Polo Nord.

L’idea di per sé affascina, ma quanto può costare?

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Secondo l’esperto Marco Santarelli per l’energia green del futuro serve un nuovo Rinascimento

Innanzitutto va detto che una buona parte di ciò che si paga in bolletta sono oneri quali il dispacciamento e trasporto, che incidono oggi per il 46% sulla bolletta elettrica. Nel caso del progetto Elasticenergy il costo delle infrastrutture non c’è in quanto non servono reti e cavi. Inoltre, con Re-Triv c’è anche l’intento di recuperare e arginare il problema dell’inquinamento provocato dalle trivelle a fine vita, dando vita a un allevamento di spugne marine oppure una coltivazione idroponica di viti da uva con un progetto specifico, entrambi mirati ad assorbire oli e altre sostanze inquinanti. Per generare una tantum potenze variabili da 1,5 a 3 kW servono 10/15mila euro circa, relativamente al progetto delle trivelle, un investimento necessario per gli interventi di bonifica ambientale, ma con Elasticenergy le spese sono quantificabili in 900 euro per 3 kW al massimo per soddisfare le necessità di una famiglia. Dico una tantum in quanto, una volta attivato l’impianto, non ci saranno altre spese, in termini di trasporto di energia o di costi in bolletta. Per capirci, un investimento analogo per il fotovoltaico sarebbe equivalente a 1200 euro per kW, più elevato invece per l’idroelettrico; per il petrolio, solo per il trasporto, si spendono 2500 euro e più a kW. Ma in ogni caso servono infrastrutture, che si traducono in costi per il trasporto per non parlare dei costi fissi in bolletta.

Jeremy Rifkin prefigurava un futuro in cui ognuno sarebbe stato in grado di autoprodurre la propria energia. Quanto siamo lontani?

Con la giusta mentalità potrebbero essere sufficienti meno di 10 anni. Si potrebbe evitare di smantellare gli impianti fotovoltaici obsoleti e poco produttivi, mettendoli in rete, facendoli “colloquiare”, a creare un sistema di stoccaggio a marginalità zero, arrivando così a raggiungere – o sfiorare – la cosiddetta grid parity (il punto in cui l’energia elettrica prodotta a partire da fonti rinnovabili ha lo stesso prezzo dell’energia da fonti fossili) per produrre e soddisfare il fabbisogno locale in cui è installata. Quindi sarebbe possibile creare veri e propri quartieri energeticamente autonomi. Se invece non si riuscirà a percepire l’importanza di questo passaggio, allora potrebbero passare anche 50 anni e oltre. Servirebbe una sorta di rivoluzione di pensiero, al pari di quella cui si è assistito tra Medioevo e Rinascimento. Rifkin per molti aspetti ha visto più lontano degli altri: basti pensare che lui parlava dell’avvento delle stampanti 3D già vent’anni fa.

Quali sono le vere fonti energetiche verdi “outsider” per il prossimo futuro?

Penso alla geotermia a bassa entalpia, che già oggi è una realtà, una forma di generazione energetica che testimonia bene quanto sia possibile per l’uomo adattarsi alle “proposte” della natura piuttosto che la natura sia piegata ai nostri voleri, con tutti i problemi per l’ambiente che ne conseguono. Tra le outsider sono fermamente convinto a un ritorno dell’energia idroelettrica con un’infrastruttura più “leggera”, decisamente più sostenibile e meno invasiva. Ci sono già sperimentazioni che vedono lo sfruttamento ambientalmente corretto dei fiumi e torrenti senza snaturare il loro alveo. La vera novità sarà però l’uso del grafene nella produzione di energia fotovoltaica: penso alla vernice spray solare, in grado di trasformare qualsiasi superficie in un modulo solare, o addirittura allo stesso prato, misto tra erba vera e fotovoltaica… Ma la vera forma di energia intelligente e sostenibile resta sempre l’efficienza energetica.

 

 

Articolo originariamente apparso su "Wise Society".