Un esperimento ha portato all’accensione di una lampadina sfruttando l’energia prodotta dalle onde del mare e diffusa senza rete elettrica
L’energia del futuro? Per Marco Santarelli, direttore scientifico di Res On Network e membro scientifico del progetto di ricerca Netonnets, è senza fili e sfrutta il principio della risonanza reciproca. L’idea prende spunto da alcuni esperimenti fatti a fine Ottocento da Nikola Tesla:
lo scienziato, trasferendo energia da una torre sotto forma di onde elettromagnetiche, riuscì a illuminare lampadine distanti e non collegate con la stessa, sfruttando la capacità di propagazione che si crea fra una fonte emittente e una ricevente che condividono la stessa frequenza. Con l’endorsment del programma Netonnets, di cui sono autori Gregorio D’Agostino di Enea e Antonio Scala di Cnr, il team guidato da Santarelli ha effettuato a settembre scorso un primo esperimento a Torre del Cerrano (Te) ed è riuscito ad accendere una lampadina sfruttando l’energia prodotta dal moto ondoso del mare.
Come si produce l’energia senza fili? Occorrono principalmente tre elementi: due bobine in rame, dette bobine di Tesla, che trasformano l’energia raccolta e creano nello spazio compreso fra loro un campo magnetico e un trasformatore che rende il segnale energetico fruibile dalla lampadina o da qualsiasi dispositivo richiedente energia elettrica.
Come si è svolto l’esperimento di Torre del Cerrano? Abbiamo posizionato una piccola vasca nel mare che con il fluttuare delle onde e grazie a un pannello fotovoltaico con Smart grid ha prodotto e accumulato energia. Attraverso i tre elementi riceventi-trasmettitori è stata portata sino alla vicina Torre del Cerrano, dove è stata trasformata in elettrica e ha acceso una lampadina da 30 watt.
Studi simili erano stati svolti anche dal Mit qualche anno fa. In cosa si differenzia la vostra ricerca? Il Mit sfruttava l’energia prodotta dalla rete elettrica e la diffondeva senza fili, noi produciamo energia elettrica solo utilizzando fonti rinnovabili, come il sole, il vento, il moto ondoso o il calore della terra. L’uso delle risorse naturali presenti sul territorio ci permette inoltre di non sovraccaricare la rete e non correre rischi di black-out.
Che benefici comporta un’energia senza fili? Permette l’eliminazione dell’infrastruttura fisica: niente più cavi o strumenti. Nell'area compresa fra le due bobine di rame che trasformano l’energia si forma un campo magnetico che alimenta gli strumenti che si trovano all'interno, senza bisogno che siano collegati alla rete elettrica. Cellulari, portatili, elettrodomestici possono essere alimentati e ricaricati senza l’uso di spine elettriche.
Questa tecnologia comporta risparmi energetici? Sì: l’energia captata va a coprire il reale fabbisogno, riducendo le dispersioni, mentre oggi, a causa di un passaggio continuo e non calibrato per le nostre reali esigenze, sprechiamo molta energia. Il risparmio in bolletta può arrivare a circa la metà dell’energia che normalmente utilizziamo nella nostra quotidianità.
Quali sono i prossimi passi del vostro lavoro? Faremo altri 5 esperimenti in giro per il mondo: a giugno a Pyramiden nel Polo Nord, a marzo sul Garda, a settembre all’Isola dei Pescatori (VB) e a dicembre in una capitale internazionale ancora da definire.
Quando l’energia senza fili potrebbe diventare una realtà di uso comune? Presto. Se ci permetteranno di farlo. Attualmente siamo in grado di trasmettere energia a una distanza di 500 metri e di produrre e stoccare 1 kw e mezzo di energia al giorno, quasi pari all'energia necessaria a un single che abita in un monolocale. Fra un anno saremo pronti per presentare un primo prototipo che mostri il funzionamento delle bobine trasmettitrici.
Progetto Elastic Energy: idealizzato dal gruppo di ricerca Res on Network e dal direttore scientifico Marco Santarelli, prende spunto da alcuni esperimenti fatti dallo scienziato Tesla. Il progetto ha come finalità quello di trasmettere energia a distanza. La trasmissione di elettricità avviene creando una rete di trasmissione che utilizza delle bobine di trasmissione (bobine di tesla).
Marco Santarelli
Articolo originariamente apparso su "Il Corriere Innovazione".