Un Medioevo energetico si sta per abbattere sull'Italia a causa del decreto Sbocca Italia che apre alle “trivelle facili”, togliendo agli enti locali il potere di veto sulla ricerca di petrolio. L’allarme lo lancia Marco Santarelli, esperto in Analisi delle reti e associato di ricerca per enti internazionali e direttore Ricerca&Sviluppo di Network, che ricorda come in tutta Europa il futuro energetico sia invece verde e affidato alle rinnovabili.
“L’Europa – afferma Santarelli – ha come obiettivo che entro il 2020, il 20% del fabbisogno energetico deve risultare da fonti rinnovabili. L’Italia con il nuovo decreto va in controtendenza: entro il 2020 si vogliono realizzare ancora pozzi di petrolio”. Santarelli sostiene che l’Italia deve puntare invece sulla ottimizzazione, miglioramento delle reti esistenti e puntare sulla migliore distribuzione e centrare l’obiettivo della produzione di energia da fonti rinnovabili.
Tale produzione è crescita negli ultimi anni del 17%, creando nuovi posti di lavoro e non mettendo a rischio l’ambiente. “Invece – osserva – con una strategia di retroguardia, continuiamo ad investire oltre 12 mld l’anno in giacimenti di idrocarburi, investimenti in nero invece che in verde”.
Secondo le rilevazioni in Italia c’è una dorsale del petrolio e del gas che parte da Novara e poi si distende lungo l’Appennino fino in fondo alla Calabria e prosegue in Sicilia, mentre nel Mare Adriatico c’è una dorsale parallela offshore, da Chioggia al Gargano. E le regioni più a rischio trivelle sono Basilicata e Sicilia, seguite da Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia-Romagna, Marche, Abruzzo, Molise, Puglia, Calabria.
Articolo originariamente comparso su "Il Corriere della Sera".